Corsi. Non è un mistero. Woody Allen lo asserisce da tempo. La nostra civiltà è indiscutibilmente caratterizzata dalla mania di frequentare corsi. Per qualunque ragione, motivo o sentimento. Ma insomma! Direi che è per lo meno seccante, cercare un amico per bere qualcosa e sentirsi rispondere che è meglio rimandare per via del fondamentale corso di scrittura creativa che lo trasformerà nel nuovo Joyce da lì a pochi mesi. Si profila forse un esercito di cinture nere di Karate, che parlano benissimo il tedesco e che tengono a bada l'ansia perchè un corso fondamentale di shivarismo tantrico (quello di stile dionisiaco, di cui parla Franco Battiato) ha insegnato loro a fare sesso rispettando l'altro in quanto creatura della terra? Eh già, perchè nel frattempo è cominciato anche il corso di pari opportunità. Ma allora è evidente, tutto gira intorno al sesso (perchè il sesso tira su, e poi dicono che i Neri per Caso non sono filosofi!). In palestra per piacere, al corso di inglese per essere competitivi sul mercato (ma anche per viaggiare e conoscere gente nuova, suvvia...), al corso di cucina per dimostrare al proprio lui o alla propria lei di essere creativo, frizzante, al passo coi tempi. La prospettiva della retorica dell'esperienza è forse necessaria. Ma fa orrore. Ne parlo col barista, al bancone. Mi risponde che gli piacerebbe discutere con me, ma sta scappando al corso di barman acrobatico. Resto solo, è lampante. C'è un corso per smettere di odiare i corsi?

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