Cosa pensava Richard Strauss, sul limitare della sua vita, mentre componeva quello sparuto nucleo di composizioni che gravano come leggeri macigni sulla cultura musicale dell’Occidente? Un Concerto per oboe di ascendenza mozartiana (nel 1948), le Metamorfosi per 23 archi solisti (1945), inconscia elucubrazione sulla Marcia funebre dell’Eroica di Beethoven… E i Vier Letzte Lieder (4 ultimi Lieder), che nel 1948 meditano sulla fine di una civiltà, sulla fine dell’Occidente, sulla fine dl Romanticismo e sulla fine di tutto, che per Strauss sarebbe arrivata meno di un anno dopo… Sono questi quattro Lieder, quattro canzoni che arrivano alla fine di un percorso musicale lunghissimo, alla fine di una carriera d’artista senza pari. Tutto aveva avuto Strauss: ricchezza, fama, successo. Come tutti i veri grandi artisti, alla fine della vita e dell’arte la sua creatività arriva al nocciolo delle cose, all’essenza dell’essere che può essere descritta solo con i mezzi di una musica sovrumana. Un fiotto di calore e passione, poi nulla più. Per sempre.

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