Viene un momento nella vita in cui i genitori smettono di apparirci come dei simboli e si presentano ai nostri occhi per quello che sono: due persone come noi. Con i loro difetti, la loro stanchezza, i loro ricordi e così via.

Così il resoconto della nostra vita, nel momento in cui arriviamo a questo stadio naturale di conoscenza, si arricchisce dell'unico elemento mancante: la visione a distanza. Quasi un Ruckblick brahmsiano, uno sguardo all'indietro per compendiare quello che è già stato.

Così le cose cambiano o ci sembrano diverse e finalmente impariamo a distinguere ciò che veramente è nostro da quello che i nostri padri hanno creduto in buona fede di insegnarci come "giusto".

Analogamente tutto ciò che abbiamo imparato e acquisito nel nostro processo di formazione, tutto quello che i critici e gli storici ci hanno indicato come "giusto", nel momento della consapevolezza ci sembrerà finalmente distante.

È difficile farsi un'idea di Dio e della Natura. Ancora più difficile è pensarla in maniera veramente libera e personale. L'influenza che ha avuto Theodor W. Adorno sul modo di pensare (e di comporre, e di ascoltare) la musica nel secondo dopoguerra e per alcuni decenni a seguire è stata immensa e senza un valido contraddittorio. Ma al di là di quello che era contenuto nei suoi testi (ho preso Adorno come esempio, uno per tutti), tutti in quegli anni seguivano il sentiero tracciato con veemenza dal filosofo di Francoforte.

Poi, lentamente e progressivamente, il suo pensiero è stato abbandonato e via postmodernamente con il recupero della tonalità, con l'abiura dei dispotici musicisti di Darmstadt eccetera. Viva Rachmaninoff, viva il do maggiore eccetera.
L'ironia, quello sguardo distaccato che ci permette di vedere le cose per quelle che sono al di là delle mode critiche rimane una disciplina da coltivare sempre e quotidianamente quando accendiamo lo stereo o andiamo ad un concerto.
Non basta una vita per avere un'idea originale sulla Musica e su tutto il resto.
D'altronde la globalizzazione (anche del pensiero) ci ha insegnato che tutto il mondo è paese.

Quali musiche dell'ultima parte del XX secolo sopravviveranno nel Tempo, visto che la moda attuale celebra il revisionismo storico (e pertanto non è attualmente la Storia il metro di giudizio, né tantomeno il progresso)? Possiamo seriamente pensare che Brahms sia il primo autore postmoderno della storia della musica? Essere anacronistici equivale veramente all'essere attuali?

Se la scrittura tonale sia anacronistica o attuale è una questione veramente fine a se stessa (un po' come la logora battaglia fra pittura astratta e pittura figurativa). A chi importa?

E chi sta fondando la nuova estetica musicale del XXI secolo: Rihanna o Lady Gaga o i più che sessantenni John Adams e Arvo Part o l'Ipod?
È una questione di musicisti, di merci musicali o di strumenti tecnologici di riproduzione di quell'osso di seppia che è la musica composta nel passato?
E se facendo ascoltare l'inossidabile Wagner al solito selvaggio di chissà quale Africa o Asia da cartolina questi non si spaventa più (altro che Apocalypse Now, siamo nel 2010!) vorrà forse dire che l'unica musica sempre attuale, anacronistica e modernissima e inconfutabilmente universale è il Silenzio?

(Affondando le mani nel sacco immenso della (mia) Discoteca di Babele ecco emergere le musiche di un grande musicista-improvvisatore (o meglio instant composer) come Steve Lacy (1934-2004) a ricordarmi come i grandi sono grandi e basta. D'altronde nella solitudine delle sue performances solistiche al sassofono soprano quella germinazione apparentemente spontanea di strutture che derivano da micro cellule armoniche non sembrano dissimili dalle rigogliose costruzioni, anch'esse ispirate ai cicli riproduttivi naturali, che si apprezzano nella tarda produzione di Franco Donatoni (1927-2000).

Ed al di là dell'usurata dicotomia tonale/atonale perché non considerare anche l'uso della modalità come pratica sovente impiegata dall'aberrante (per la critica) Jean Sibelius (1865-1957) con una Settima sinfonia che sembra voler dire molto ai compositori dell'Est Europa oggi tanto glamour grazie alla ECM? E la modalità jazz di Miles Davis (1926-1991) rivoluzionario in Kind of Blue? E così via..

Ma oggi chi sta componendo cosa? Aspettiamo con ansia che qualcuno ce lo dica...

Intanto ascolto il prezioso frutto nato dalla collaborazione di due artisti per fortuna vivi: Monsters of Grace di Philip Glass (musicista) e Bob Wilson (regista). La performance del 1999 prevede la messa in musica delle poesie del poeta Jalaluddin Rumi (XIII secolo).

Una delle sue opere recita così:
Ho bisogno d'un amante che,
ogni qual volta si levi,
produca finimondi di fuoco
da ogni parte del mondo.
Voglio un cuore come inferno
che soffochi il fuoco dell'inferno
sconvolga duecento mari
e non rifugga dall'onde!
Un'amante che avvolga i cieli
come lini intorno alla mano
e appenda, come lampadario,
il Cero dell'Eternità,
entri in lotta come un leone,
valente come Leviathan,
non lasci nulla che se stesso,
e con se stesso anche combatta,
e, strappati con la sua luce i
settecento veli del cuore,
dal suo trono eccelso scenda
il grido di richiamo sul mondo;
e, quando dal settimo mare
si volgerà ai monti Qàf misteriosi
da quell'oceano lontano
spanda perle in seno alla polvere!

Tonalità, atonalità, modalità, Silenzio...

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