Nella sezione di Wikipedia dedicata ai sintomi che individuano i postumi di una sbornia troviamo: «Disidratazione, stanchezza, mal di testa, nausea, diarrea, debolezza, difficoltà di concentrazione, ansia, irritabilità, sensibilità alla luce e al rumore e difficoltà a dormire».
Descrizione dettagliata, ma generica rispetto all’origine. Lo stesso effetto lo provocano un terzo dei discorsi parlamentari, le caramelle mou, e la maggior parte dei viaggiatori sui mezzi pubblici, i discorsi di un parente che pur avendovi incontrato due settimane prima vi ricorda che l’ultima volta che vi ha visto eravate alti poco più di quattro once.
Con impetuosa precisione scientifica la fonte prosegue: «Non è chiaro se tali postumi abbiano effetti sulle capacità cognitive». Ma no! Mentre Baudelaire, Verlaine, Apollinaire, Henry Miller, Hemingway, Bukowski, Kerouac, Chandler e Scott Fitzgerald si sono affannati per tramandare impressioni personali e cause oggettivanti il ricorso alla sbornia (da cui il carattere consolatorio e terapeutico del postumo) le fonti ufficiali preferiscono il monito.
In effetti, è nella parte dedicata ai rimedi che l’eloquenza scientifica si esprime in tutto il suo rigore: «Il metodo più efficace per evitare i sintomi dei postumi indotti dall'alcol è praticare l'astinenza o la moderazione». Perfetto. Equivale a dire che se non volete litigare con gli amici non dovete stringere rapporti di amicizia, o lmitatevi a stringerne uno solo, così al massimo litigate una volta.
Riassumendo, il postumo è un processo mentale romantico, eroico, riflessivo, consolatorio, terapeutico, cognitivamente qualificato e selettivo rispetto alle intelligenze. Quando dopo una serata etilica vi avviate al lavoro, scavalcate un punkabestia, sentite un anziano lamentarsi del mondo o semplicemente sfogliate un quotidiano, non vi viene immediatamente voglia di ri-prendere a bere?